Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa estesa Cookie Policy.
Chiudendo questo banner, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

ITA
Text-A-A-A
Cerca:
Newsletter Conto Energia Lavora con noi Faq Glossario
Home > News > Serafini sulle rinnovabili: «Superare le contraddizioni fra gli ... Invia
stampa
 
 

 
NEWS
18-04-2006 TUTTE LE NEWS
Serafini sulle rinnovabili: «Superare le contraddizioni fra gli ambientalisti»
L´esperto di Legambiente: «Senza un movimento che parta dal basso sarà impossibile abbattere la barriera politica creata dalla lobby petrolifera»
 
ROMA. Le energie alternative o di transizione non riescono a sfondare: creano infine discussioni spesso parcellizzate a livello locale e solo raramente si traducono poi in decisioni. Massimo Serafini(nella foto), della segreteria nazionale di Legambiente fa subito però una precisazione. «Tante discussioni e poche decisioni, è vero. Ma questo stato di cose è molto concentrato in Italia, perché invece altri paesi hanno messo in opera investimenti seri, come in Germania, Spagna, Danimarca e recentemente addirittura un personaggio come Bush è andato in visita a una fabbrica di pannelli solari, anche se sicuramente l’avrà fatto solo per farsi un po’ di pubblicità». E in Italia invece? «L’Italia sostanzialmente subisce la pressione della lobby petrolifera che è molto strutturata e organizzata, al punto che questa lobby ha la capacità di spostare sia la destra che la sinistra. Quindi non esiste la possibilità di un pezzo della politica che promuova con decisione lo sviluppo delle rinnovabili e dell’efficienza energetica, che è il mix di scelte che può favorire l’alternativa al petrolio». Quindi che cosa è necessario fare? «Prima di tutto è necessario costruire una pressione sociale forte, facendo crescere la consapevolezza che l’uso delle risorse non rinnovabili sta portando a processi degenerativi del clima, e che ormai siamo entrati nella fase storica della scarsità di queste risorse. Che si traduce nel loro effettivo e oggettivo ruolo di causa di guerra. Allora dobbiamo costruire nella società la consapevolezza di un movimento che sia in grado di rompere l’egemonia dei petrolieri, sia a destra che a sinistra: un grande movimento che rimuova una barriera che è prima politica e non tecnologica». Come si fa a creare un movimento dal basso se gli ambientalisti sono divisi anche sulle rinnovabili: solare, biomasse, eolico per non parlare di altri progetti come i rigassificatori, sono fonte di continue discussioni sul territorio… «Questo è vero, per creare questo movimento dal basso bisogna superare le contraddizioni tra gli ambientalisti, chiamando le cose col loro nome. Io non uso gli argomenti che Ripa di Meana utilizza contro Legambiente per opporsi all’eolico: io dico che Ripa di Meana è d’accordo con tutti quanti, Bush compreso, che non credono che siamo in fase di esaurimento dei combustibili fossili e che sia in atto un cambio climatico. Preferiscono chiudere gli occhi in Iraq, li chiuderanno per l’Iran li hanno chiusi quando la natura ha distrutto New Orleans…». Dice “superare le contraddizioni”, mi sembra che le posizioni siano molto divaricate. «Lo so che è difficile costruire questo movimento, ma bisogna rimuovere le barriere di interessi e dare battaglia. L’informazione in questo senso è determinante, perché queste due grandi contraddizioni non hanno paternità tra la gente: che non ha chiaro che in Iraq si spara per il petrolio e che la guerra per accaparrarsi le risorse in via d’esaurimento sta portando a un riarmo generale: bisogna smettere di dire che si esporta la democrazia». Quali soluzioni vede, alla fine? «Superata la barriera politica bisogna puntare a strumenti precisi ed efficaci di promozione delle rinnovabili e della riduzione della crescita dei consumi: è dimostrato che il meccanismo tedesco del conto energia funziona: la possibilità di mettere pannelli solari, di vendere l’energia alla rete pagando al cittadino anche il vantaggio ambientale. Il solare in Germania decolla nonostante ne abbiano molto meno rispetto a noi, dove è stato introdotto sì, ma con mille intoppi burocratici, a partire dalla necessità di aprire partita Iva e dai vincoli paesaggistici. E nessuno sa nulla e dice nulla: manco si sa che è stato approvato il conto energia perché nessun comune italiano ha attivato uno sportello per dare informazione sulle rinnovabili. Concludo con il suggerimento di usare il fisco: più che tassare il lavoro e chi fa impresa, bisogna tassare il consumo di territorio e l’inquinamento, mentre a livello civile dobbiamo insegnare alla gente a non sprecare energia, a usarla bene, che è il nostro più grande giacimento».

www.greenreport.it