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20-04-2006 TUTTE LE NEWS
Chernobyl, tutti i numeri del nucleare vent´anni dopo
Secondo un sondaggio di Eurobarometro oggi 4 europei su 10 sono favorevoli all’energia nucleare, ma il 79% degli interpellati ha risposto di ritenere tutti i rifiuti radioattivi estremamente pericolosi
 
Due esplosioni il 26 aprile 1986 al reattore della quarta unità di Chernobyl; 11 miliardi di miliardi di Bequerel di radioattività rilasciata nelle esplosioni, 30 miliardi di volte superiore alla dose massima utilizzata per terapie radiologiche di tumori; 10 giorni necessari per spegnere gli incendi; 5.000 tonnellate di sabbia, boro, piombo e fosfati versati sopra le macerie; dai 300mila a 800mila i liquidatori impiegati nel dopo incidente; 50.000 gli abitanti della cittadina di Pripjat allontanati dalle loro case e mai rientrati; 130.000 abitanti evacuati da 76 villaggi nel raggio di 30 km dalla centrale; 6 pompieri intervenuti subito per spegnere l’incendio e morti pochi giorni dopo per le radiazioni; 24 i dipendenti morti tra il 26 aprile ed il 31 luglio per le radiazioni; 31 liquidatori morti poco tempo dopo; 4 piloti di elicottero morti in volo sopra la centrale; 1800 casi di cancro alla tiroide censite dall’Aiea in bambini che avevano un’età compresa tra 0 e 14 anni; 1,5 milioni di persone che vivono ancora in aree con livelli di contaminazione superiori a 1curie per chilometro quadrato; 150mila Kmq ancora contaminati; 1.000mq di crepe sul sarcofago che racchiude i resti del reattore esploso; 180 tonnellate di combustibile ancora all’interno del reattore; 100 metri di altezza e 260 metri di lunghezza la nuova struttura che andrà a ricoprire l’attuale sarcofago, con un costo di oltre un miliardo di dollari. Sono i numeri del più grande disastro nella storia del nucleare civile che Legambiente Greenpeace e Wwf hanno riportato in un dossier presentato nel convegno “Chernobyl, 20 anni dopo. Per un futuro sostenibile e senza nucleare”. «Nonostante la pressione del mondo ambientalista e la storica vittoria nel referendum contro il nucleare - ha spiegato Roberto Della Seta, presidente di Legambiente - non è stata avviata in questi anni su scala nazionale ed internazionale né una politica di risparmio energetico né una politica di investimento nelle fonti rinnovabili, degna di questo nome. La crisi derivata dalla diminuzione delle scorte di petrolio, anche in conseguenza del massiccio ricorso al petrolio delle economie in via di rapido sviluppo come la Cina e l’India, ha riacceso il dibattito sul futuro dell’energia nucleare. Contemporaneamente i sempre più evidenti cambiamenti climatici che la comunità scientifica internazionale attribuisce all’eccessivo consumo di carburanti fossili, hanno rinnovato l’interesse, soprattutto in Europa, per l’utilizzo dell’energia nucleare come fonte alternativa». Nel 2005 in Europa c’erano 204 reattori nucleari, per una potenza netta elettrica installata 171.997 MWe, 8 nuove centrali sono in costruzione, per 7.930 MWe. Nell’Unione Europea, il 35% dell’elettricità è da energia nucleare: Francia 78%, a Belgio 55%, Svezia 52%, Germania 31%. Ma anche le vetuste centrali dell’Est che sta per entrare nell’Ue continuano a produrre: 72% in Lituania, al 55% in Slovacchia; 38% in Slovenia. Una produzione di energia nucleare, fanno rilevare le associazioni ambientaliste, che “comporta un accumulo di materiale fissile altamente radioattivo. I processi che vanno dall’estrazione dell’uranio, alla sua trasformazione e al cosiddetto decommissioning, cioè lo smantellamento degli impianti nucleari, rappresentano operazioni che implicano tutte problemi di sicurezza poiché prevedono passaggi delicati che possono rilasciare notevoli quantità di residui radioattivi e che rappresentano l’eredità non certo gradita dell’utilizzo del nucleare. Soprattutto se, come spesso accade, «questi materiali non sono nemmeno adeguatamente custoditi». Nel mondo ci sarebbero più di 250.000 tonnellate di rifiuti altamente radioattivi in attesa di essere stoccati, che secondo l’Aiea nel 2015 arriveranno a 400.000 t. e nel 2050 a un milione. Nel mondo ci sono un’ottantina (destinati ad aumentare) di depositi di scorie, in gran parte superficiali e in grado di ospitare rifiuti radioattivi a bassa (Dss) o a media (Dsi) attività. Un sondaggio Eurobarometro sull’opinione dei cittadini europei sull’energia nucleare rivela una mancanza di conoscenza ed una crescente sfiducia nei confronti dei governi e dei mezzi di comunicazione. Il 74% dei cittadini europei ritiene di non essere adeguatamente informato sui rifiuti radioattivi e il 79% degli interpellati ha risposto di ritenere «tutti i rifiuti radioattivi estremamente pericolosi». Solo 4 europei su 10 sono favorevoli all’energia nucleare.

www.greenreport.it