Questo sito utilizza cookie, anche di terze parti. Per maggiori informazioni, leggi l'informativa estesa Cookie Policy.
Chiudendo questo banner, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie.

ITA
Text-A-A-A
Cerca:
Newsletter Conto Energia Lavora con noi Faq Glossario
Home > News > Europa senza una politica unica su energia e ambiente Invia
stampa
 
 

 
NEWS
06-06-2006 TUTTE LE NEWS
Europa senza una politica unica su energia e ambiente
Nel 2004 la capacità di produzione dell'energia elettrica nei venticinque paesi dell'Unione Europea è stata pari a 704 GW, in crescita del +6% rispetto al 2000 (fonte EuroStat).
 
Tra le fonti d'energia dominano ancora le risorse fossili al 58%, segue il nucleare al 19% e l'idroelettrico al 18%. Le rinnovabili continuano ad occupare un ruolo di nicchia al sotto del 5%, trainate soltanto dalla forte ascesa dell'eolico registrata in questi ultimi anni. Una UE poco omogenea nel settore energia. La situazione complesiva non riassume però quella dei singoli Stati europei. Germania, Regno Unito e Italia rappresentano la metà dell'intera produzione d'energia dal termoelettrico della UE25. Al contrario, metà della capacità nucleare installata in Europea è tuttora installata soltanto nel territorio francese. Dal punto di vista dell'idroelettrico a farla da padrone sono invece la Francia, l'Italia e la Spagna con il 50% della potenza europea installata sul proprio territorio nazionale. Tra le rinnovabili spicca soprattutto l'eolico, in gran parte sviluppato da Germania, Spagna e Danimarca. Tra questi si mette in evidenza in particolar modo la Danimarca dove la produzione eolica copre ben il 23% della produzione nazionale di energia elettrica. Con 16 GW dall'energia del vento la Germania conserva la leadership indiscussa in termini di potenza eolica installata. Segue la Spagna con 8,2 GW installati e infine la Danimarca con 3,1 GW. L'Italia è al quarto posto insieme all'Olanda con 1,1 GW di wind energy già installato nel 2004. Quale paese importa più energia elettrica? Dall'analisi di Eurostat si evince anche la posizione di ogni singolo paese nell'import/export dell'elettricità. La Francia è in assoluto il paese con maggiore quantità di elettricità esportata verso altri paesi, circa 62 GWh nel 2004, seguita a distanza dalla Repubblica Ceca con 15,7 GWh. Tra i paesi più dipendenti dall'importazione di energia elettrica troviamo, purtroppo, l'Italia con -45,6 GWh importati da altri paesi UE e l'Olanda con -16,2 GWh. Scarsa concorrenza nel settore dell'energia. Da settembre 2005 dieci paesi membri della UE hanno aperto i rispettivi mercati dell'elettricità alla concorrenza. Si tratta di Danimarca, Germania, Spagna, Irlanda, Olanda, Austria, Portogallo, Finlandia, Svezia e Regno Unito. Al momento sono operative nel mercato UE più di 460 compagnie elettriche. Soltanto Germania, Austria, Polonia, Regno Unito e Finlandia possono però vantare un mercato diviso da almeno cinque grandi compagnia. In tutti gli altri casi il mercato è controllato dalle società ex monopoliste di stato. Le società di rivendita e commercializzazione dell'energia sono invece 2900, di queste poco meno di un terzo registrate sul mercato tedesco, in assoluto il più evoluto sotto molti punti di vista. In Francia si riscontano 166 retailers ma soltanto uno di questi detiene la leadership indiscussa. Anche in Italia nel 2004 erano presenti diverse società retailers ma ancora troppo piccole, complessivamente queste società non oltrepassavano il 5% in market share nazionale, un problema di scarsa concorrenza di settore già noto in sede di Authority. In conclusione, il rapporto Eurostat descrive una Europa molto variegata e poco omogenea nelle politiche energetiche con paesi, avanzati in alcune fonti energetiche ma in ritardo su altre. La scarsa omogeneità del mix energia nei paesi membri della UE25 da un lato permette di verificare l'efficacia e l'efficienza di modelli energetici anche molto diversi tra loro, dall'altro rischia però di ridurre progressivamente la certezza futura degli approvvigionamenti e aumentare il costo dell'energia in ogni paese europeo. Un rischio che, a lungo andare, l'Europa non potrà ignorare se vorrà sostenere nei prossimi anni la crescita economica e nello stesso tempo impegnarsi concretamente nella lotta all'effetto serra.

ecoage